Et omnia vanitas
Et omnia vanitas
«Semplicemente quel che è, e tutto comunque è vanità». Sono diciotto i dipinti protagonisti del volume Et omnia vanitas dedicato agli ultimi anni della ricerca artistica del pittore Roberto Rago.
«Semplicemente quel che è, e tutto comunque è vanità». Sono diciotto i dipinti protagonisti del volume Et omnia vanitas dedicato agli ultimi anni della ricerca artistica del pittore Roberto Rago.
«Semplicemente quel che è, e tutto comunque è vanità». Sono diciotto i dipinti protagonisti del volume Et omnia vanitas dedicato agli ultimi anni della ricerca artistica del pittore Roberto Rago. Nato a Milano da genitori di origine pescarese e americana, Rago vive a Faenza dal 2000, dove è arrivato per seguire i corsi dell’Isia. La sua ricerca stilistica, sviluppatasi negli ambienti della grafica e del design, è approdata alla pittura da appena pochi anni. Il libro è composto da vanitas cui l’artista ha dato forma a partire dal 2020, raffigurando composizioni assemblate prima fotograficamente e solo successivamente ritratte. L’ossessione per la perfezione delle geometrie convive con l’apparizione di elementi volti a introdurre interrogativi sugli equilibri del sistema, con strumenti dall’apparenza più alchemica, o inquadrature che si spingono sempre un po’ oltre rispetto a quanto raffigurato, svelandoci frammenti di pareti, di studi, anche attraverso sfere in vetro che paiono non trattenere il segreto di un altrove. I resti di creature viventi (in forma di crani umani) o di lupi, buceri, tartarughe marine, struzzi, pecari e roditori, sono colti in pose serafiche tratte in parte dai ricordi dell’artista, nello specifico dagli ossari del Fopponino di Milano. Nelle raffigurazioni di Rago molti di loro sembrano quasi protendersi verso altre nature morte, con una gestualità che diventa movimento, evidente in particolare nelle opere più recenti e nelle tonalità di colore che lo scultore Aldo Rontini, autore dei testi, descrive come «fuoco antico di vulcano», «blu celeste di mare e di cielo», ma anche «sospiri di gloriosa adolescenza».
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