Negli ultimi decenni poco è stato scritto sulla relazione tra la storia della geografia e la storia delle istituzioni minerarie. Questo potrebbe far pensare che fra loro non vi sia nesso, oppure che manchi l’interesse per fare dialogare ambiti scientifici così apparentemente diversi. Forse perché questa relazione sembra talmente ovvia e consolidata nel comune pensare che non si ritiene necessario riportarla alla luce e analizzarla. Eppure essa, nella sua apparente ovvietà, non ha nulla di banale. La relazione uomominiera si è trasmessa nel tempo e sullo spazio attraverso un continuo alternarsi di “conquiste” (dell’uno) e di reazioni (da parte dell’altra), ma anche di dipendenze (dell’uno) e di imposizioni (da parte dell’altra). Sicuramente l’uomo ha utilizzato le risorse minerarie per le proprie esigenze, trasformando l’ambiente attorno a sé, quando e per quanto possibile; nello stesso tempo, però, l’uomo si è dovuto piegare ad almeno due condizioni assolute impostegli dalla miniera: la sua posizione e la disponibilità della risorsa. Così, la miniera non è solo un luogo di “sfruttamento” in senso economico tradizionale, ma amplia il proprio significato, poiché diventa un luogo di convivenza e di condivisione, uno spazio culturale e sociale, un sistema territoriale che muove persone, cose, denaro, progettualità e ricerca. Diventa quindi un vero patrimonio culturale da valorizzare.
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