La vicenda storica relativa alla presenza di un anfiteatro romano presso la città di Imola risale al 1870 quando il soprintendente Salvatore Aurigemma scoprì i resti nel
podere chiamato “Pasticcia”, situato poco distante dalla porta cittadina detta “Ilione” che corrisponde all’uscita della via Emilia in direzione Bologna. Nei lavori di scavo per regolarizzare il piano del fondo, si misero a nudo le basi dell’antico edificio. La scoperta fece scalpore e richiamò l’attenzione di numerosi studiosi tra i quali ricordiamo Padre Serafino Gaddoni, sollevando l’interesse della Deputazione di Storia Patria, e, addirittura richiamando la curiosità del poeta Giosue Carducci che all’epoca era docente all’Università di Bologna. Si tratta di un “manufatto romano” di epoca augustea, in grado di esercitare, se adeguatamente presentato, una profonda suggestione sull’immaginario collettivo, non solo nel mondo della cultura e degli intellettuali, ma anche per riproporre una didattica dei beni culturali nelle scuole e nel territorio. Neppure quando negli anni Cinquanta fu concessa l’autorizzazione all’edificazione di nuove case a ridosso dell’anfiteatro, modificandone la visuale e la prospettiva, le autorità seppero utilizzare la nuova occasione per salvaguardare una zona tanto importante e preziosa. In un volume agile e leggero dalla grafica accattivante, la Gambetti Bizzi compie una ricognizione rigorosa del materiale rinvenuto per restituirci una pagina di storia che appartiene a tutti gli imolesi.