In fondo, è in nome di un paradosso se Brasilia, un po’ più in là dei 50 anni dalla sua inaugurazione, continua a narrare estórias e se queste storie possono essere intese ancora come primeiras estórias, come prime “storie” cioè. Un paradosso che, fuori dalla letteratura, dove le commemorazioni sono a cifre tonde e mai dispari, perderebbe significato, proprio perché la letteratura – come la politica o la filosofia – sono i luoghi dove il paradosso, o l’eccezione, trovano una loro funzionale territorialità, si iscrivono entro i lembi del possibile. Solo una potente immaginazione critica, o una saggezza tagliente del Brasile, può scorgere in quel nuovo degradante della città per eccellenza americana, il tratto delle rovine come materiale che richiama l’antico centro del Vecchio mondo, altri spazi ed altri tempi. È quello che accade con i testi qui riuniti di Brasilia: primeiras estórias, il seminario internazionale svoltosi presso l’Ambasciata del Brasile nell’aprile del 2011, promosso da FIBRA, la Fondazione Culturale Italo- Brasiliana e dal Laboratorio di Ricerca sulle Città dell’Università di Bologna. Il volume vuole essere anche un omaggio alla memoria del grande architetto Oscar Niemeyer e alla sua incontenibile immaginazione architettonica e politica, deceduto proprio mentre questo libro era in preparazione.